Tratto da Tonino Lasconi, Per il 2000 si cambia!
Ritengo onesto, urgente e necessario prendere atto con coraggio di come effettivamente stanno le cose. Invece continuiamo tranquillamente a fare finta che i bambini siano venuti alla fede, nonostante sappiamo benissimo che la fede gli è “caduta addosso”. Allora, quando i bambini, in prima elementare, arrivano al catechismo, li mettiamo sui banchi, diamo loro la catechista e il libro del catechismo, e partiamo con l’indottrinamento. Come se avessero
scelto la fede per lo scossone della Parola capace di trafiggere il cuore. Insegniamo loro la fede come se fosse la storia o la geografia. Non offriamo loro notizie, ma nozioni. Nozioni che, però, non sono come quelle della storia e della geografia, perché pretendono di essere seguite da comportamenti pratici. Tu Gesù non sei come Alessandro Magno e il fiume Po, che li lasci in un libro o in un angolo della memoria.Tu no, tu non vuoi che si dicano parolacce e bugie, che si disobbedisca ai genitori e agli insegnanti, che si rifilino calci negli stinchi a chi ti prende in giro, che si vedano certe trasmissioni televisive… Vuoi invece che al mattino e alla sera si recitino le preghierine, che alla domenica si vada a messa, che… Insomma, vuoi tutto quello che dispiace ai bambini, e non vuoi
ciò che a loro più garba. E questo ti rende un impiccione e un antipatico, un tipo dal quale è meglio girare alla larga. I bambini, infatti, maturano in fretta un efficacissimo meccanismo di difesa: “Gesù può dire quello che gli pare, tanto nessuno gli dà retta”. “Non vuole che si dicano le parolacce? Ma come? Babbo e mamma ne dicono a più non posso! Eccetto il prete, la suora e la catechista. Almeno quando stanno con noi, perché quando sono soli,
chissà…” “Non vuole che si vedano le trasmissioni tivù con le donne nude? Ma se sono proprio quelle che piacciono di più”. “Vuole che alla domenica si vada a messa? E allora perché i miei genitori non ci vanno mai? E nemmeno i miei amici e i genitori dei miei amici?” “Vuole che non si porti odio? I miei genitori lo portano da anni a quelli dell’appartamento accanto, e anche allo zio con il quale sono in causa per dividersi la casa dei nonni…” È così che nei bambini matura la convinzione che il prete e la catechista certe cose le devono dire perché le devono dire, per
mestiere. Come a loro tocca fare finta di crederci finché “sono piccoli”, fino alla prima comunione e alla cresima.
Ma la realtà è tutta un’altra cosa: le cose funzionano come nel mondo dei grandi. Lo dice pure la televisione.
Come parlare della fede ai propri figli? Come non fargliela “cadere addosso”? Possiamo provare a farlo raccontando loro una storia e cercando insieme di capire cosa vuole dirci. Non è detto che una storia ci riveli subito il suo significato, talvolta occorre avere pazienza: bisogna ascoltarla, ripetersela, lasciarla germogliare dentro di noi come il seme che viene messo nella terra. Perciò leggete prima voi questa storia, trovate un momento tranquillo per raccontarla con calma ai vostri figli, domandategli che sentimenti provoca: è una storia triste o allegra?
UNA STORIA PER PENSARE: Il Funambolo
C’era una volta un celebre funambolo. Tutti riconoscevano la sua stupefacente abilità: nessuno ricordava di averlo mai visto vacillare o cadere. Un giorno, il circo dove il funambolo lavorava si trovò in serie difficoltà finanziarie. Il direttore propose al funambolo di alzare il filo e di aumentare la distanza del percorso per attirare più gente. I lavoratori del circo avevano posto tutta la loro fiducia nel loro funambolo ed erano sicuri di ottenere un successo strepitoso. Rivolgendosi ai suoi compagni di lavoro, il funambolo chiese loro: «Siete sicuri che ci riuscirò?». Tutti risposero: «Abbiamo fiducia in te e siamo assolutamente certi che ci riuscirai!».
L’esibizione del funambolo fu un grande successo. Ogni giorno la gente faceva la coda al botteghino del circo per assistere allo straordinario spettacolo di abilità e di coraggio. Dopo un anno di successo, il direttore volle
procurare al circo una maggiore risonanza e propose al funambolo una prestazione eccezionale per attirare ancora più gente. Propose di sistemare un cavo d’acciaio da una riva all’altra di una cascata vertiginosa e di invitare tutta la gente della regione, i giornalisti e le televisioni per quella esibizione senza precedenti. Tutti i membri del circo rinnovarono la loro fiducia al funambolo. Questi non esitò e accettò la sfida. Già pronto per la pericolosissima traversata sull’esile filo, chiese ancora una volta a tutti i compagni se erano sinceri nell’affermare una fiducia illimitata in lui. «Sì!», gridarono tutti senza eccezione. Il funambolo partì e l’impresa riuscì perfettamente, con tutti gli spettatori in delirio. Improvvisamente il funambolo alzò una mano e chiese di parlare: «La vostra fiducia in me è grandissima», disse. «Certo», proclamò uno del circo a nome di tutti. «Allora, vi voglio proporre una prodezza ancora più straordinaria!». «Magnifico! Dicci che cos’è. La nostra fiducia in te è sconfinata: qualunque cosa proponi, accetteremo!». «Propongo di camminare con una carriola su questo cavo d’acciaio e di fare il viaggio di andata e ritorno. Siccome la vostra fiducia nella mia abilità è senza limiti, chiedo a uno di voi di salire sulla carriola per fare con me la traversata!». Ma, nel silenzio più totale, uno alla volta tutti se ne andarono quatti quatti e nessuno volle salire. A questo punto qualcuno potrà domandarsi: «cosa c’entra questo con il cristianesimo?» bene! Significa che è il momento per provare a dare una vostra risposta…
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